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ANGOLO TECNICO : ALSO SPRACH MANSO (O DELLA PREPARAZIONE)

"PAOLO perché non fai un articolo sulla preparazione, questo sarebbe il periodo giusto". Detto fatto !

ALSO SPRACH MANSO

(o della preparazione)

Nel corso di una telefonata il Manso mi dice: “perché non fai un articolo sulla preparazione, questo sarebbe il periodo giusto”. Così su due piedi la risposta più o meno è stata beh grazie della fiducia, ma basta aprire internet o leggere qualcosa di specializzato sull’argomento e trovi tutte le tabelle e le teorie che vuoi. Anche se poi a ripensarci bene da qualche parte dovrei avere un programma redatto da un preparatore di società professionistica per un campionato di promozione (vinto!) che mi era stato passato per amicizia sottobanco, ma non mi pare corretto sia perché dovrei chiederglielo sia perché ritengo che ogni gruppo abbia le proprie caratteristiche, e gli obiettivi societari o le idee e le esperienze del mister siano di volta in volta differenti.

Tuttavia se devo parlare di preparazione argomentando in modo comprovato ma alla mia maniera, non mi sottraggo e anzi … come si dice piatto ricco mi ci ficco.

Innanzitutto l’argomento non è per niente semplice e allo scopo se così si può dire, faccio una specie di affermazione con una domanda: “se fosse tutto così ovvio, chiaro, facile e banale perché sulla materia troviamo milioni di libri, bilioni di dvd e trilioni di articoli, non basterebbe fare tutti nei tempi e nei modi le stesse identiche cose?”

No! Certo che no, ogni atleta è a suo modo unico, è o ha un organismo a sé con proprie caratteristiche fisiologiche, strutturali e funzionali, per questo la logica ci suggerisce che occorrerebbe svolgere una preparazione quanto più personalizzata, ma è altrettanto logico e per ovvi motivi che ciò non è possibile, diviene pertanto quantomeno auspicabile lavorare per gruppi omogenei, anche se pure così non si fatica a trovare oggettive difficoltà operative.

Oggi tutti parlano di preparazione atletica con una certa “nonchalance” forse per il risalto che anche i media ne danno, ma occorre ricordare come nel corso degli anni il concetto di preparazione atletica sia molto cambiato soprattutto grazie ai lavori di eminenti studiosi e professionisti , tra i quali mi piace citare l’italiano Sassi non fosse altro per la fantastica serata di quest’ultimo sui cambi di direzione come allenamento specifico per la forza del calciatore, organizzata alcuni anni or sono dall’Associazione Allenatori presso il Milan Club.

Jens Bangbo, altro nome illustre della materia, afferma sì come molti che il calcio non è una scienza, ma aggiunge che la scienza può migliorare il livello del calcio ed in effetti grazie a nuove e più mirate conoscenze scientifiche si sta piano piano proponendo una preparazione sempre più specifica e meno generale, più qualitativa e meno quantitativa, qualcuno arriva a sentenziare “correre meno per correre meglio”. Ad ogni modo i nuovi modelli di preparazione non sono utilizzati solo grazie ad una più approfondita conoscenza del modello fisiologico dell’atleta in generale, ma soprattutto considerando quello prestativo specifico del calciatore, dai movimenti prevalenti utilizzati durante tutto l’arco della partita ai relativi meccanismi energetici richiesti, il tutto sia con che senza la palla.

Insomma mi viene da dire così per sport, che correre tanto per correre è chiaro serve a poco.

Forse prendendo alla lettera il termine preparazione (che deve preparare), per molti è ancora radicata la convinzione per certi versi solo in parte corretta, che al periodo precampionato debba corrispondere un tipo di allenamento particolare, per altri sinteticamente invece la preparazione serve per adattare (termine più che corretto) a sostenere carichi via via crescenti, fino ad arrivare al normale lavoro settimanale, perseguendo poi l’obiettivo di mantenere quanto più ottimale e costante possibile il rendimento della squadra. Anche se risulta ancora impossibile avere tutta la rosa al 100% della condizione per l’intera stagione (fattore umano appunto), questo secondo modo di pensare risulta maggiormente condivisibile in quanto soddisfa appieno uno dei principi dell’allenamento ovvero quello della progressività.

Durante il periodo in questione non sono infrequenti infortuni muscolari anche a seguito dell’esecuzione di gesti tecnici, ciò non è sempre e solo da addebitarsi ad eccessivi carichi di lavoro, ma all’ancora insufficiente adattamento ed alla conseguente ridotta capacità di recupero, della cui cosa occorre tenere conto, sconsigliando anche partite amichevoli precoci mentre al contrario va ritenuta buona abitudine la prassi di prevedere l’inserimento di giorni di riposo.

Mi sia concessa una considerazione sulle prime partite di solito amichevoli, dove spesso si giustificano mediocri prestazioni con il fatto che la squadra è imballata, incolpando quindi in qualche modo la preparazione la cui ratio non è certo quella di imballare. Pertanto allenamenti interminabili e basati esclusivamente sulla quantità a prescindere, senza che tengano in alcun modo conto delle attuali conoscenze, sono da considerarsi desueti e per questo vengono sempre meno utilizzati.

Altra riflessione che possiamo fare è che sta perdendo quota il cosiddetto lavoro a blocchi che consta in pratica di proporre a periodi separati esercitazioni aerobiche, lattacide e alattacide, in quanto nella realtà non è che tutto il lavoro svolto separatamente si ricomponga magicamente da sé e ricompaia incredibilmente sotto qualsivoglia forma, infatti oggi è noto che non solo il movimento generato dal muscolo è frutto di attività neuronale, ma sappiamo anche che due movimenti diversi per gesto o per contesto saranno generati dall’attivazione di altrettanti neuroni che avranno appunto in memoria gesti diversi perché derivati da esercitazioni e/o situazioni differenti.

E’ indubbio anche che rispetto ad un recente passato fin dalla prima seduta assistiamo alla comparsa del pallone, ed anzi anche per molte esercitazioni con obiettivi condizionali ne è previsto l’uso. Qui mi vengono in aiuto Mourinho ed il suo secondo che fra parentesi sono entrambi diplomati all’equivalente portoghese della nostra ISEF, che affermano: “avete mai visto un pianista esercitarsi girando attorno ad un pianoforte?”, come sempre sprezzante ma il concetto reso è chiaro.

Cosa forse non altrettanto chiara è che cosa avrebbe mai “sprach” il Manso, ebbene tempo addietro postò un articolo dal titolo “Il calcio non è una maratona”, ed in effetti … così è se vi pare!

(1-Continua)

Per chi vorrà quindi arrivederci alla prossima pubblicazione.

 
 
 
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  Scritto da Mister Paolo Pescatori il 16/08/2014
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